SE L’OMO S’ACCORGESSE
Vojo restà ‘na notte in un cantone,
smorzà le lampadine de la tera,
l’inzegne luminose de la sera,
fino a soffià a quell’urtimo lampione.
Trovà , co ‘n espediente, la magnera
de spegne, interamente, co ‘n bottone,
qualunque strada accesa o abbitazione
che acceca ogni bellezza più sincera.
Così sarà possibile, ner vento,
arzanno l’occhi ar cielo,intrattenesse
a chiacchierà co’ tutto er firmamento.
Ariscoprì, de certo, l’interesse
de stà a contà le stelle, cento a cento
ed esclamà: “se l’omo s’accorgesse”…!
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UN’ORA SENZA ETA’
Per noi vagabondi
tra passato e futuro,
un attimo è nulla!
Quest’attimo impercettibile
che rasenta la vita
e si fa storia
nell’eterna memoria dell’uomo,
non una volta si dilegua in silenzio.
E’ tra questi logori, invisibili.
Infinitesimi spazi
che raccolgo l’essenza
tra ciò che resta d’ un ormai già preso
e ciò che forse non sarà mai più.
Sempre disfatto da accorati rimorsi,
da agitati presentimenti,
nel saliscendi
di risorte nostalgie
e di tese speranze,
resisto peregrino,
in una terra impaziente,
affamata, esausta,
nella difficile,
costretta attesa
d’un tempo senza età!
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SENZA ORMEGGI
Gelida sera sul porto,
vado così,
senza ormeggi,
al vento freddo di tramontana
come una barca dispersa
e la banchina mi butta addosso
viva spuma di mare.
Ecco,
io mi ridesto e cerco
nel cielo di madreperla
un raggio d’amore
che abbracci insieme
gli affanni della terra
e le mie pene.